Descrizione In questo secondo capitolo, dopo l'immersione del primo nel suo rapporto con la censura cinematografica, Andreotti affronta, quasi da lontano e come spettatore, il suo curriculum di uomo di... Leggi tutto
Descrizione
In questo secondo capitolo, dopo l'immersione del primo nel suo rapporto con la censura cinematografica, Andreotti affronta, quasi da lontano e come spettatore, il suo curriculum di uomo di cinema. Un curriculum di prim'ordine, che contempla la partecipazione alla Festa de' Noantri e la claque per Dina Galli, il suo primo discorso e l'uso amichevole ma elettorale (a Sora, Ciociaria profonda) della Pampanini e di Aldo Fabrizi. Ma anche un'amicizia duratura con Federico Fellini, un giudizio dialettico di Zavattini che lo sapeva amante dei cavalli e delle scommessine («Lei ha sgarrettato il cinema italiano») e una frase sconcertante in effige a un film da lui difeso, Anni difficili di Zampa, sul tema scottante della continuità e discontinuità fra fascismo e post fascismo: «Ridere dei propri difetti è la migliore virtù dei popoli civili».