C’era un volta il cinema western. Grandi praterie, eroi senza macchia, indiani cattivi, fanciulle da salvare, buoni sentimenti. Poi arrivò Sergio Leone. Almeria e Cinecittà, pistoleri sporchi e barbuti, simpatici... Leggi tutto
C’era un volta il cinema western.
Grandi praterie, eroi senza macchia, indiani cattivi, fanciulle da salvare, buoni sentimenti.
Poi arrivò Sergio Leone.
Almeria e Cinecittà, pistoleri sporchi e barbuti, simpatici messicani unti e bisunti, cinismo e violenza.
Da “per un pugno di dollari” in poi il cinema del selvaggio ovest si è completamente modificato, grazie (o per colpa) di quei lungometraggi “made in Italy”, sporchi, cattivi e senza speranza, ma anche ironici, parodistici, pieni di antieroi dai nomi biblici, da Trinità a Spirito Santo, che si sono succeduti sugli schermi di tutto il mondo per più di un decennio.
Qualche centinaio, per l’esattezza.
E sono tutti qui. In questo dizionario.
Un libro nato per ricordare e ribadire che senza i tanto vituperati spaghetti western non ci sarebbe stata la new wave del western revisionista degli anni ’70, con i suoi ribaltamenti di prospettiva e i suoi mucchi selvaggi votati alla morte. Gli indiani avrebbero continuato a fare la parte dei cattivi e il John Wayne di turno, dopo avere avuto la vittoria su tutto e su tutti, si sarebbe riunito alla famigliola per il pasto serale in un’atmosfera dai colori pastello, ravvivata dal calore del focolare. E Quentin Tarantino avrebbe qualche Oscar in meno da lucidare…
Lo spaghetti western è morto. Lunga vita allo spaghetti western.